Chi lavora con le parole ama inventarne. Ama trovare radici latine…
PresentActions
I 5 consigli per realizzare presentazioni piacevoli, efficaci e memorabili
Ti sarà certamente capitato di dover realizzare delle presentazioni per lavoro. Se chiedessimo al pubblico di riassumere i contenuti di una presentazione a cui hanno assistito, quante persone credi che sarebbero in grado di farlo? Non molte, probabilmente.
Magari pensiamo di essere dei buoni oratori, ma siamo sicuri che presentare 150 slides alle tre del pomeriggio sia una mossa saggia? Una damigiana di caffè potrebbe non bastare per mantenere viva l’attenzione del nostro pubblico!
Già, perché il nostro cervello ha una soglia di attenzione di 40 minuti al massimo, e per rimanere concentrata ha bisogno di continui stimoli.
Allora che fare? Semplice: cambiare il metodo di approccio. Innanzitutto, diciamo addio alla veste di oratore che sale in cattedra per insegnare qualcosa, e indossiamo le vesti di un personaggio ben più simpatico: il facilitatore d’aula, colui che con l’uso di dinamiche collaborative riesce ad attivare apprendimento e consapevolezza.
Il laboratorio “PresentActions” vuole aiutare i relatori a fare in modo che le loro presentazioni siano efficaci, piacevoli e memorabili, e che stimolino il pubblico a un’azione concreta.
Un piccolo assaggio del laboratorio? Ecco su cosa lavoreremo insieme:
Preparare bene i contenuti: se abbiamo tante informazioni da condividere, valutiamo la possibilità di anticiparli alla nostra audience per stimolare interesse e curiosità.
Non improvvisare: più volte proviamo, più saremo naturali durante lo speech. Per stare sereni è bene controllare che tutti gli strumenti di cui avremo bisogno funzionino perfettamente. Non tralasciamo il nostro aspetto: un’immagine curata contribuisce in maniera notevole dare credibilità alla nostra presentazione.
Catturare l’audience: spesso la prima impressione determina l’esito di tutto lo speech: è la nostra occasione per catturare l’attenzione del nostro pubblico. Partire subito con un grafico a torta non è proprio il modo giusto: meglio usare un video, una storia, un aneddoto, una domanda. Qualcosa, insomma, che esorti l’audience a mettersi all’erta, a entrare in sintonia con noi.
Stimoli, stimoli, stimoli: l’abbiamo già detto: il nostro cervello rimane attento per poco più di mezzora. Se vogliamo che il pubblico non inizi a pensare a cosa preparare per cena, dobbiamo coinvolgerlo, renderlo protagonista. Come? In mille modi: domande live, lavagne condivise, strumenti di sondaggio, gruppi di lavoro e ancor meglio chiedendogli di fare qualcosa di fisico: alzare la mano, scrivere un messaggio su un foglio, usare dei cartoncini colorati…
Restare in contatto: la presentazione finisce quando finisce lo speech, ma non la PresentAction. Mantenere la relazione con la nostra audience anche dopo il nostro intervento, di certo ci renderà più memorabili. Mandiamo una mail di ringraziamento, e alleghiamo dei materiali di approfondimento, un questionario di feedback e magari anche un micro-impegno: qual è l’azione concreta che mi aspetto dal mio team a seguito del mio speech? Questa è la parte Action della nostra PresentAction: non sottovalutiamola!
Come potrebbe cambiare l’impatto sul tuo team se le tue presentazioni fossero più creative e stimolanti?
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